Promossa dal Museo Fondazione Luciana Matalon di Milano in collaborazione con l’Istituto Nazionale d’Arte Contemporanea, s’inaugura l’8 marzo 2007 negli ambienti del Museo, la mostra antologica Samo Koler. Opere 1956 – 1986.
Curata da Floriano De Santi, la mostra raccoglie una selezione di opere prodotte nel trentennio più prolifico dell’artista slovacco, in cui finalmente si percepisce un distacco dall’accademismo verso una sperimentazione informale che ha come tema dominante la luce.
Samo Koler nasce il 24 dicembre 1909 a Ljubljana. Per la sua personalità complessa ha vissuto tutto il travaglio del secolo scorso, cambiando ben quattro cittadinanze e rimanendo per otto anni apolide. Comincia ad esporre da giovanissimo. Una concomitanza di eventi politici e storici lo portano nei primi anni Cinquanta a Parigi, Bruxelles, Londra, Ginevra.
La sua ricerca sulla luce continua fino a sfociare nella sintesi dei pochi colori sul foglio bianco o su tele bianche; queste sono le opere degli anni Ottanta, che riprendono il tema dei “grattacieli” maturato negli anni Settanta, ma pensato per lunghi anni, già dopo il suo primo viaggio a New York nel 1961.
Come dice Floriano De Santi nel testo critico del catalogo: Quando Koler disegna sulla superficie di una tela e di un foglio, egli non controlla la tenebra dal di fuori, seduto all’esterno del proprio abisso, come un osservatore sdoppiato che finge di essere dentro. Non si abbandona passivamente alla tenebra e alle sue rêveries, nel sonno o nell’estasi, come un visionario inebriato. Vive immerso nell’ultima profondità della tenebra, scavando ancora un abisso dentro l’abisso: è là dentro, come nessuno; eppure serba un distacco, un controllo ottenuto nel cuore steso della tenebra, indistinguibile dalla tenebra.