Dal 6 febbraio all’1 marzo 2014, il Museo Fondazione Luciana Matalon ospita la mostra personale della pittrice Marta Mànduca: Il limite del sublime.
Artista autodidatta, il suo percorso artistico dimostra che la sua sensibilità è l’unico “strumento” per rappresentare con naturalezza ciò che vede ma soprattutto ciò che sente. “Tutta la tavolozza di questa pittrice è utilizzata con grande abilità attraverso colori limpidi e brillanti che spaziano dai toni tenui a quelli forti. Con lei l’immagine non ha più segreti; è una ricerca di una nuova realtà nel metafisico” (da “Surrealismo Avveniristico” di Toni Bonavita). L’esposizione, a cura di Giovanni Faccenda, ordina una quarantina di opere, in un’ampia cornice cronologica dagli esordi a oggi che consente di investigare le più feconde e ricorrenti fonti di ispirazione della pittrice.
Come spiega il curatore Giovanni Faccenda, la pittura di Marta Mànduca è colta e ricercata, in quanto attinge dalla mitologia e dalla musica, così come dalla scienza e dalla letteratura. Il soggetto è affascinante quanto necessario pretesto espressivo; l’iconografia mantiene la dovuta distanza rispetto allo spunto originario, per evitare orpelli didascalici o illustrativi in opere che, viceversa, esprimono una visione ancestrale o onirica della realtà, comunque sapientemente trasfigurata.
In simili composizioni, germinano ovunque riferimenti simbolici, nascoste memorie, richiami arcani, verità e presagi custoditi in quell’angolo remoto della mente dove la luce è madreperlacea e i colori si mostrano nebulosi come indizi enigmatici, nella spenta cenere di antichi accadimenti ora apollinei ora dionisiaci.
Artista autodidatta, dipinge da sempre perseguendo un modello interiore delle cose. Ha seguito gli studi classici conseguendo due lauree. La sua vita artistica si svolge in parallelo a quella professionale e l’una è supporto dell’altra. La sua carriera artistica è costellata da molte mostre in prestigiose gallerie d’arte nazionali ed internazionali. Tra le tante, memorabile è l’esposizione alla Galleria “La Barcaccia” a Roma, che ha evidenziato il chiaro valore di una nuova artista nel firmamento del Surrealismo. La sua produzione artistica spazia dai grandi temi dell’uomo e dell’universo, fino agli omaggi a miti della cultura. Dal 1982 viene seguita dal critico Giuseppe Selvaggi che la incita a proseguire per un percorso artistico più importante presentandola a noti critici nei più sofisticati salotti culturali.