Biografia

"La mia pittura è un messaggio sospeso tra il visibile e l’invisibile, una traccia lasciata nel tempo"
— Luciana Matalon

GLI INIZI

Nata ad Asolo, il 21 dicembre 1934, Luciana Matalon si trasferisce presto a Milano, dove intraprende la sua formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua carriera, caratterizzata dalla continua esplorazione della condizione umana e del cosmo, è un viaggio intellettuale e creativo in cui pittura, scultura e gioielleria diventano mezzi espressivi di una ricerca senza fine.

1960-1970: TRA SPAZIALISMO E RAGNATELE DI COLORE

Luciana e il marito Beniamino Matalon

A partire dal 1962, Matalon espone le sue opere in mostre nazionali e internazionali, attirando presto l’attenzione della critica. I suoi primi lavori, influenzati da Fontana e Burri, sono caratterizzati da tele scabre, avvolte da trame di fibre e resine che celano dischi solari rossi, simboli ancestrali di energia e vita. Da queste opere emerge un senso di angoscia per la piccolezza dell’uomo di fronte al cosmo, ma anche il desiderio di oltrepassare i confini della materia. Iconiche di questa fase sono le sue “Cattedrali”, immagini di sogno e riflessione che puntano al trascendente, culminando in “L’ultima cattedrale,” emblema della tensione verso l’infinito.

1970-1980: IL PASSAGGIO ALLA SCULTURA E IL RITORNO ALLA FIGURA

Luciana Matalon nel suo studio a Milano

Gli anni ’70 segnano per Matalon un avvicinamento alla scultura, che prende il sopravvento sul suo percorso artistico. In questa fase, l’artista esplora un ritorno al figurativo, riempiendo le sue opere di elementi simbolici e scritturali. La sua scultura si fa portatrice di messaggi complessi, in cui forme organiche e spazi negativi si fondono, evocando una tensione verso la trascendenza e il simbolismo. Attraverso l’uso di spazi vuoti e pieni, Matalon costruisce una narrazione visiva che non si limita alla materia, ma cerca di trascendere il concreto per approdare a un livello simbolico e universale.

1980-2000: ARCHEOLOGIA DELLA PSICHE E LA SCRITTURA COME SIMBOLO

Negli anni ’80, Matalon dà vita a cicli come “Dagli scavi della memoria” e “Archeologia della psiche,” dove la scrittura diventa protagonista, sostituendo le trame filamentose con fitte grafie ptiche (segni visivi intensamente intrecciati o disposti in modo da creare un impatto ottico significativo, simile a un codice o a un alfabeto simbolico). Le sue opere ricordano antiche scritture, da quella sumera a quella ebraica, rendendo la tela un diario intimo e universale. Qui, l’artista costruisce una narrazione in cui il tempo e la memoria si sovrappongono, evocando domande sull’origine e il destino dell’umanità.

2000-2015: LA FONDAZIONE MATALON E LA DIMENSIONE MONUMENTALE

Museo Fondazione Luciana Matalon, 10 novembre 2000, Milano

Nel 2000, Matalon fonda a Milano la “Fondazione Luciana Matalon,” destinata a essere un crocevia internazionale per l’arte contemporanea. Tra le opere monumentali che realizzò in seguito spiccano “The Sun Town” (Netanya, Israele, 2007) e “Città Sole” (Rozzano, 2013), strutture simboliche in cui luce e vento interagiscono con il bronzo, dando vita a opere che si modificano con il passare delle stagioni. Al centro del suo linguaggio artistico c’è l’incessante ricerca di una verità cosmica e spirituale, simboleggiata da elementi come la scala, l’albero e l’orologio, emblemi di elevazione e consapevolezza.

Luciana Matalon si spegne nel 2015, lasciando un’eredità artistica profonda e complessa. La sua Fondazione continua oggi a promuovere le sue opere e a coltivare nuovi talenti, come da lei voluto.