Vengo dal mare ti porto un messaggio

Un dialogo acronico tra terra e mare, tra tempi e luoghi lontani tra loro… Reperti, relitti: frammenti lignei vaganti, rapiti dalle onde, cullati e scaraventati per decenni da una costa all’altra, risaccati infine in insenature sperdute, a disseccarsi al sole, al vento e alla salsedine, dimentichi d’ogni divenire. Il loro destino tuttavia si compie: colmandosi di ferite, solchi, rughe, porosità, si trasformano in reliquie. Luciana Matalon, da sempre affascinata dai viaggi nel tempo e nello spazio, le ha raccolte, osservate, ascoltate. Ha letto i loro segni e le loro patine; le loro figure, i loro simboli e i loro racconti. Ha interpretato e fatto affiorare. Ha aggiunto qualche velatura cromatica, e le parole che le è parso d’udir bisbigliate. Questa mostra sugli alfabeti del mare è nata così: facendo emergere quanto le forze della natura avevano lentamente preparato, accentuando appena l’affiorare di segni e d’immagini fiabesche, castelli di sogno, cattedrali severe e fantasiose, figure totemiche, personaggi umani ed animali. E preziose stratificazioni di colore, venature, rugosità epidermiche e strutturali. Inserendo infine parole: non solo gli ideogrammi criptici di un lessico simbolico personale, per quanto fitto di richiami ad archetipi, ma frammenti leggibili di testi, minime schegge liriche tese e risonanti d’echi sommessi, come lo sciabordio in un anfratto. Un paziente lavoro, in primo luogo maieutico, ha trasformato minuscoli oggetti rinvenuti in microcosmi di memorie ancestrali, di suggestioni segniche e simboliche, di narrazioni oniriche d’arcani universi perduti, d’invenzioni artistiche e poetiche, potenti pur nella loro umile fragilità.

Pierluigi Senna
Ottobre 2004