La Fondazione Luciana Matalon è lieta di presentare la mostra personale di Athos Collura dal titolo “L’annullo”.
“L’annullo” rappresenta la fase più recente della ricerca artistica di Collura, la sua visione della condizione umana dei prossimi decenni, umiliata da un soffocante processo di omologazione che opprime ogni facoltà di scelta e di libertà individuale.
La finalità estetica è sempre più secondaria, la tecnica certosina e raffinatissima della sua pittura è semplicemente uno strumento per far emergere un messaggio filosofico forte; senza urlare o pronunciare giudizi di valore, ma descrivendo la futura realtà attraverso la trasfigurazione di immagini domestiche o di paesaggi marini di apparente semplicità che rivelano invece un senso di abitabilità e di vivibilità complesso.
Ogni oggetto viene identificato dal codice a barre, dal timbro postale o dall’impronta digitale; senza questi segni di riconoscimento esso non ha il diritto di esistere, anzi, non esiste. Vale il prezzo stabilito dal codice a barre, non il valore in sé. Il processo di omologazione è quindi inarrestabile, l’iniziativa individuale e soccombente, ogni cosa e vendibile indifferentemente al supermercato.
La bellezza dei paesaggi marini rappresentati sulle tele è volutamente deturpata da simboli codificati in una costante lotta tra il bello della natura e le brutture realizzate dall’uomo, ma il profondo pessimismo non è definitivo, perché finché c’è lotta il risultato finale non è scontato.
Athos Collura è nato a Grotte di Agrigento nel 1940. Compiuti gli studi artistici a Palermo si trasferisce a Milano nel 1961. Dopo un periodo legato alla attività’ teatrale come scenografo, è stato uno dei primi in Italia ad aderire al movimento artistico “psichedelico” (1968) realizzando opere di grandi dimensioni (tra cui una stanza di 5x5x3 metri completamente dipinta compreso il pavimento e il soffitto). Questa attività sfocerà in una nuova fase di ricerca denominata “Controliberty”.
Dal 1974 inizia uno studio sul recupero della figura umana. Negli anni ’70 si accosta al gruppo degli artisti che gravitano intorno alla Galleria II Fante di Spade (Luporini, Vespignani, Guerreschi, Ferroni…). L’ attuale ricerca si matura con un’ansia di verificare il rapporto del sogno con le cose, la “presenza” di oggetti e personaggi che prolungano all’infinito un gioco di proposte simboliche e di inquietanti rimandi esistenziali. Nei suoi dipinti è il ricordo come indagine di luce, di naturalità’, rievocazione e restituzione dell’istinto vitale, che ritrova avvio dall’ impulso erotico. La singolare tecnica (pastelli su acrilici) consente all’autore di rendere con materia morbida e vibratile i rapporti cromatici e di esaltare l’atmosfera di evocazione, di penetrazione dentro le sedimentazioni della memoria personale e collettiva, sentita come luogo di rigenerazione.
Ha ordinato più di 45 esposizioni personali e partecipato a collettive in Italia e all’ estero tra cui: Premio San Fedele, Milano; Premio Ramazzotti, Milano; Salon de la Juene Peinture, Paris; Tecnicismo contro l’uomo. Palazzo Reale, Milano; Controbiennale (XXXIX Biennale d’ Arte) Magazzini del Sale, Venezia; Expo Arte, Bari; Art Box, Carpi. Sue opere figurano presso il Museo Civico d’ Arte Moderna di Milano; Museo d’ Arte Contemporanea di Salzburg; Civica raccolta di Capo d’ Orlando; Museo Civico d’ Arte Moderna di Palermo.