Ci sono artisti ardui da arginare e altri difficili da stanare. Tra questi è Carmela Pozzi Sendresen, che ben raramente espone i suoi lavori. Il ciclo qui riproposto, integrato da alcuni pregevoli lavori inediti, una serie di nove sapienti xilografie e di raffinatissime tecniche miste su carta, disegni ad inchiostri di china, acquarelli e collages polimaterici, di cui colpiscono la levità e l’eleganza del segno, l’armoniosità dell’insieme e al contempo l’intensa potenza espressiva che quasi a contrasto ne consegue, costituisce una sorta di vagabondaggio tra i versi del Rilke delle Elegie Duinesi, dei Sonetti, e delle toccanti tarde poesie in francese.
(“…Ma chi ci ha stravolti così che
Qualsiasi cosa facciamo, siamo sempre
Nell’atto di chi se ne va? Come chi
Sull’ultimo colle, che ancora una volta
Gli apre intera la sua valle, si volta, si ferma, indugia,
Così noi viviamo per prendere sempre congedo…”).
Ancor più che di “commenti visivi di testi poetici”, come pur propriamente questi lavori sono stati definiti, si tratta di visualizzazioni, d’immagini parallele lievitate pian piano da rimeditazioni ed ascolti di sé, in sintonia con la musicalità articolata, la tersa audacia formale, il limpido “senso di intuizione plastica”, l’ampiezza e la densità di messaggi del grande poeta praghese.
Pur senza abbandonare del tutto l’ambito figurativo, nel volgere degli anni l’artista ha focalizzato i suoi interessi su soluzioni tecniche aperte alla sperimentazione e su un universo tematico in cui sempre più protagonista è il tempo interno, della memoria e della fantasia, delle sensazioni e degli affetti, dei vissuti e delle cose preziose quanto minime. Negli anni questo materiale ha fornito spunti ad un’elaborazione intellettuale critica più che nostalgica, suffragata da apporti culturali variegati e da un maturato distacco in cui l’ironia e la consapevolezza hanno scalzato eventuali tentazioni di sentimentalismo e di compiacimento descrittivo.
PIER LUIGI SENNA