La Fondazione Matalon è lieta di presentare la mostra personale di Gualtiero Mocenni dal titolo “Gualtiero Mocenni. Cinquant’anni di pittura”.
Mocenni, scultore e pittore istriano trasferitosi in Italia nel 1956, ha compiuto continue evoluzioni nelle due discipline artistiche. Ha tenuto la sua prima mostra personale a Milano nel 1970; da allora fino ad oggi ha esposto le sue opere nelle principali gallerie e ha partecipato a importanti simposi internazionali di scultura.
La mostra intende documentare l’intero percorso pittorico di Gualtiero Mocenni, ripercorrendo i cinque decenni di una vita dedicata all’arte.
Saldamente ancorato alla sua terra, Mocenni cresce con la luce d’Istria negli occhi e nel cuore: paesaggi dal vero sono infatti i temi dei suoi primi lavori, riconducibili in qualche modo ad un linguaggio di tipo post-impressionista, dove già si manifesta una certa energia d’impatto e una tendenza d’impulso costruttivo. Anche la tavolozza si compone di una vasta gamma cromatica con uso tendenzialmente plastico del colore.
A partire dal ’58 si assiste ad una progressiva eliminazione del sentimento naturalistico a favore dell’accentuazione di una impalcatura grafica, con forte dominante delle verticali e delle orizzontali fino a giungere negli anni ’60 al pieno astrattismo con la strutturazione delle forme con un preciso valore simbolico. Forme taglienti cariche di tutta la crudeltà e l’ambigua bellezza della perfezione tecnologica di cui sono figlie. Tale carattere si precisa ulteriormente nel 1970 restringendosi dal racconto al tema singolo, quando Mocenni configura in un ampio ventaglio di soluzioni formali i temi degli Obelischi, delle Isole e delle Crisalidi-personaggio, ormai celati in una piena maturità di ricerca.
Successivamente il quadro diventa per Mocenni supporto primario in cui si dà forma a un pulviscolo molecolare che muta di volta in volta come una ragnatela in perenne animazione; la superficie cromatica galleggia dal fondo in un mare geometrico di punti e linee dove la luce penetra, illuminando le più profonde connessioni.
Le ultime opere, realizzare con espressione neo-pointillista, sintetizzano l’elemento acqua associato a ritratti figurativi di compositori famosi (Beethoven, Listz, Mendelssohn…); ritratti che esprimono l’impressione dell’autore tra l’immagine del musicista e la sua musica, espressa con una testura che ricorda un riflesso sull’acqua. Le immagini ricordano una fotografia molto sgranata e impongono la necessità di eliminare il concreto dal quadro, attraverso il linguaggio universale astratto che risulta molto vicino alla musica e alle sue partiture equilibrate.