Per un quadro di Luciana Matalon

Per un quadro di Luciana Matalon
«Dagli Scavi della Memoria ormai…»
Archeologia del pensiero,
labirinto di percorsi arcani, tra l’alba cosmica e un appassito, arido, traforato,
cinereo, quasi pietrificato,
cammino lunare, dove l’esplosione
di una idea porta fumo e
fango dagli scavi della memoria:
che cosa ci rimane nel cuore?
Un affanno, un timore, un’ansia
di apparire sicuri, un rincorrere
l’azzurro cupo del delirio
mentre il nulla dilaga a dismisura
come chiazza plumbea di nafta
maleodorante …

Non basta più nemmeno una parola,
l’illusione si coltiva in vasetti
della mente come pianta di basilico,
s’innaffia, si lustra, si accarezza
e si profuma …

Malinconia, malinconia
dammi la forza di non cercare
motivi alla mia introspezione,
dagli scavi della memoria ormai
rimane ben poca cosa,
volti abbottati di stupore
come palle di bigliardo
che scivolano sul verde panno
spinte da un indocile rancore.

Se potessi studiare la mia mente
come mappa di paese sconosciuto
visto dall’alto di un aereo,
se potessi intravedere strade e
fabbriche
macerie e fango, viottoli e palazzi,
fontane e giardini, ruscelli e fiumi,

tutta la geografia di un cervello
obnubilato
diventerebbe rossa anguria, spaccata
in due, dove i neri affusolati semi
vagherebbero come genetiche mignatte
a creare o distruggere destini …

Tutta la geografia della mente
sarebbe come impossibile gomitolo
di filo, senza alcuna Arianna
che ne individua il capo:
tutto il mio destino sarebbe allora
aperto e certo, non m’angoscerei
di delusioni, sconfitte, errori, rimorsi,
mosse maldestre e senza intelligenza,

ogni madornale baratro, ogni fossa
scavata
ai piedi, sarebbe soltanto frutto
di una ereditata combinazione chimica,
geografia centrale di molecole ed
enzimi, che crea il nostro irrimediabile
inferno o paradiso…

Franco Simongini
Roma, 1989