Scultura Città-Sole a Netanya
Inaugurazione della Scultura Città-Sole di Luciana Matalon a Netanya — Israele
Domenica 18 febbraio 2007, alle ore 16, s’inaugura a Netanya, in Israele, la scultura monumentale Città-Sole di Luciana Matalon. Collocata al centro della piazza intitolata allo scomparso Beniamino Matalon, marito dell’artista milanese, essa è composta da due nuclei plastici: un disco lenticolare in bronzo e acciaio cor-ten – con un diametro di metri 5,8 — che moltiplica l’air ambiant in un cosmico, ritmato crescendo, come quello che ripete alla fine di ogni strofa le parole “j’écris ton nom” nella liberté di Paul Éluard, e una spirale ellittica di oltre venti metri che, salendo dal basso verso l’alto, dalla terra al cielo, salda stilisticamente le due grandezze spaziali, come forse la cinta di mura di un’utopica “città ideale” del Rinascimento.
La concitazione formale delle “avanguardie storiche” del Novecento, che fin da principio aveva agitato la plastica della Matalon (pensiamo – ad esempio — a lavori monumentali quali Ferite della memoria del 1992 e Viaggio nello spazio del 1998), si esaspera e, nello stesso tempo, sembra volersi imporre una severa disciplina nella Città-Sole del 2004-06 che ne raccoglie e riordina tutti gli impulsi, come se avesse trovato lo spazio e il tempo più giusti. Se di ogni sua scultura si può dire che vuol essere atto di forza dinamica e non rappresentazione, qui l’atto è più consapevole della propria necessità fenomenica.
La ricchezza spaziale e plastica delle opere della Matalon è una fuga verso l’infinito: opere “parlanti” sullo sfondo delle rovine storiche, ma anche opere testimoniali proiettate sul futuro e naturalmente sul presente. In effetti, la memoria, e con essa la testimonianza, il monito, si accampano entro una spazialità interiore e mentale che però vive nella spazialità prescelta del luogo (dove, come ha detto Simone Weil, solo l’impossibile ci dà l’accesso alla verità), in un complesso gioco tra pensieri ed emozioni, tra misura e dismisura, tra le vite consegnate all’eternità e quelle inflesse nella contemporaneità.
Il monumento Città-Sole segna inoltre, nello sviluppo della scultura mataloniana, il passaggio decisivo dalla fase informale, materiale, ad una nuova fase di più serrata articolazione volumetrica e di più accentuata archetipicità dell’esprit de géométrie.
Del resto, uno degli aspetti più singolari della tékhne empirica della Matalon è l’interpretazione della materia, la sua sublimazione quasi alchimistica, il farsi ombra e luce, pieno e vuoto. Proprio perché idealmente si collega ad uno spazio che è tutto in movimento, il luogo in cui s’inserisce è una spazialità abitata e piena di moto e di vita, quella della città. Nel contesto urbano in cui si ordina non è una pausa, un momento di riposo, ma un punto di massima intensificazione immaginativa: il suo scopo è di riattivare o alimentare la rêverie nella coscienza e, poiché non c’è storia senza immaginazione, di suscitare nel riguardante la coscienza della propria storia nella creazione artistica come testimonianza e destino.
Floriano De Santi
Febbraio 2007